La Crimea è Russia, a dispetto dell’ANSA

Questo maggio saranno tre anni dal ritorno della Crimea alla Russia e, come al solito, non sono mancati i travasi di bile -dettati da una poca conoscenza storiografica- verso quella scelta: uno su tutti quello apparso in un articolo dell’Ansa.

Andiamo per punti. Il primo fattore che lega la penisola della Crimea alla Russia è la lingua. Nella sola città di Sebastopoli oltre il 70% della popolazione è russofona, di origine russa o che comunque predilige il russo come prima lingua. Fin dal Medioevo, infatti, l’odierna Ucraina e la Crimea sono state sostanzialmente due entità opposte, nella quale la prima era sotto la giurisdizione del Rus’ di Kiev, mentre la seconda dell’Impero bizantino, della Repubblica di Venezia e solamente nel X secolo – oltretutto per un breve periodo – della monarchia slava-orientale.

Sostenere, quindi, come fa la miopia occidentale, che in Crimea ci sia stata una russificazione forzata è un falso storico di immense proporzioni, poiché se non si parla ucraino è perché le persone di tale etnia non sono semplicemente predominanti.

Il secondo fattore che lega la tanto contesa penisola alla Federazione Russa è il contesto storico-culturale; gran parte della letteratura russa di Lev Tolstoj è ispirata alle vicende belliche che interessarono, nel 1854, Sebastopoli, fondata nel 1783 per volere di Caterina II, popolata da cittadini russi, dato che gran parte dei funzionari e dei burocrati provenivano all’epoca da Pietrogrado (oggi San Pietroburgo), e, soprattutto, una delle principali protagoniste dei destini della Russia negli anni avvenire; fu qui che, nel 1920, le Armate Bianche zariste anti-blosceviche si arresero all’Armata Rossa, e fu sempre qui che il popolo russo impedì alla Wehrmacht di impossessarsi della città agli albori della Grande Guerra Patriottica.

Il resto è storia recente, quella di un popolo che ucraino non si è mai sentito e ha scelto all’unanimità di tornare nella casa che gli è sempre appartenuta, Mosca, con buona pace di chi, come nel suddetto articolo dell’Ansa, parla di occupazioni militari e Referendum condizionati dai Kalashnikov puntati alle spalle.

(di Davide Pellegrino)