Amiens, gli operai contestano Macron e applaudono Marine Le Pen

Da più di un pulpito Emmanuel Macron, da ministro del governo Hollande, aveva parlato del salvataggio della Whirlpool di Amiens. «È la mia città e non permetterò la chiusura» aveva detto il rampollo dei salotti buoni due giorni prima le dimmissioni dal governo socialista. Promesse non mantenute, nessun provvedimento a riguardo e operai in sciopero da giorni con lo spettro della chiusura dietro l’angolo.

Operai che non hanno dimenticato e che oggi hanno contestato fortemente Macron che aveva deciso di iniziare la campagna elettorale per i ballottaggi proprio da Amiens e dalla Whirlpool. Scelta di sicuro non saggia, visto che il candidato all’Eliseo è stato fischiato dagli operai in agitazione e braccato ai cancelli per diversi minuti. Solo grazie all’intervento della sicurezza privata e dei gendarmi è riuscito ad entrare in fabbrica, dove ha incontrato i vertici e ripromesso soluzioni.

Accoglienza diversa aveva avuto qualche ora prima la rivale Marine Le Pen. Accolta con calore e speranza dagli scioperanti, a cui ha espresso vicinanza e che ha invitato a non mollare. Da tempo in molti denunciano il totale scollamento delle classi operai e proletarie verso esponenti dell’establishment; quello che è accaduto oggi ad Amiens è la dimostrazione che, nonostante l’operazione mediatica tenti di proporre Macron come il nuovo, le classi che hanno subito il risultato della politica a cui il delfino dei Rothschild si ispira, continuano a inquadrarlo in qualcosa di già visto e dannoso. Preferendo Marine Le Pen.

(di Luigi Ciancio)