Donald Trump rischia la destabilizzazione globale

Quando gli è stato chiesto se avesse autorizzato specificamente il lancio della MOAB (GBU-43 Massive Ordinance Air Blast bomb, “Tra le più grandi e potenti bombe mai costruite dagli Stati Uniti” secondo Wikipedia, caratterizzata da un enorme quantitativo di esplosivo ad alto potenziale e dalla capacità di provocare devastanti onde d’urto, n.d.t.) in Afghanistan ha schivato la questione dicendo: “Tutti sanno quello che è successo”. Ha continuato, “Quello che faccio è autorizzare i miei militari ad agire”.

Questo è l’esempio di una promessa che il Presidente degli Stati Uniti ha mantenuto. Donald Trump aveva detto che intendeva lasciar dirigere la sua politica militare dai Generali, piuttosto che dai Politici. L’amministrazione Obama ha invece generalmente esercitato la strategia opposta. L’approccio di Trump presenta sia vantaggi che svantaggi. I militari generalmente non amano essere diretti dai politici, e questo è un chiaro vantaggio.

Spesso si risentono e frequentemente accade per una buona ragione, per esempio se viene detto loro come condurre il combattimento da parte di chi non ha né esperienza né conoscenza delle sfaccettature di una battaglia. Uno svantaggio è che i militari sono addestrati a considerare che uccidere il nemico e distruggere la sue principali infrastrutture e risorse è l’obbiettivo più importante in un confronto militare. Ci sono naturalmente delle sfumature, ma c’è una spiccata verità metafisica ed anche statistica alla base di tale convinzione.

Questo è certamente il caso per quanto riguarda il Segretario alla Difesa di Donald Trump, James “Mad Dog” Mattis, il quale una volta disse che si deve essere pronti ad uccidere chiunque si incontri. C’è una soluzione di mezzo tra gli estremi rappresentati rispettivamente dalle Amministrazioni di Obama e di Trump, nella quale i politici che hanno rispetto per e tra i militari sono in grado di definire gli obiettivi politici e trasferirli ai Generali più importanti senza intromettersi nella gestione delle loro manovre quotidiane. Oggi (ieri, n.d.t.), il rilascio in Afghanistan della seconda più grande bomba non nucleare del mondo, la prima volta in cui una tale arma sia mai stata utilizzata in combattimento, sembra essere un esempio di quanto il contesto militare si stia spingendo troppo oltre.

Ironia della sorte, la misura militare adottata si rivela più geopoliticamente simbolica di quanto non sia praticamente efficace, contro un gruppetto terroristico male armato come l’ISIS in Afghanistan. Trump ha mostrato di essere evasivo quando gli è stato chiesto se il rilascio della MOAB avesse lo scopo di inviare un messaggio a Pyongyang. Trump ha detto “Non so se ciò invii un messaggio.. Non fa alcuna differenza se lo invii o meno”. Ha continuato dicendo che la Corea del Nord è un problema, ma che “Il vero problema sarebbe occuparsene”.

A dispetto di quello che Trump dice, il messaggio è chiaro, e lui sta evidentemente giocando alla roulette russa con il mondo. Trump si sta affidando a quei paesi che l’America sta chiaramente provocando, al fine di renderli più spaventati che non arrabbiati e desiderosi di reagire. Se perde questa scommessa sarà guerra. Ma anche se vincerà l’azzardo sul breve termine, come tutto il mondo sa, ciò rappresenterà un preludio alle prossime sortite in Corea del Nord, Iran, Siria, al di là se l’America assesterà il primo colpo come ha fatto in Siria, un paese che non ha mai minacciato gli Stati Uniti. Si tratta di un gioco pericoloso da portare avanti, un gioco che la Cina, la Russia, l’Iran, la Corea del Nord e la Siria non hanno mai intrapreso.

(da The Duran – Traduzione di Giovanni Rita)