Trump fagocitato dall’establishment, il ritorno alla “normalità”

Tutto è rientrato. Tutto è tornato nella normalità. Tutto è stato ricondotto come doveva essere, come sarebbe probabilmente stato sin dall’inizio con la vittoria della Clinton. Parlare di delusione è fuori luogo perché comporta una serie di sentimenti – compreso il suo omologo e opposto di amore – che in termini politici hanno ben poco valore.

In questi giorni è avvenuta una defenestrazione. Non ha causato una morte fisica, reale della vittima come la più famosa defenestrazione di Praga, casus belli della Guerra dei Trent’anni. Non siamo a Caracas, né a Kiev. Siamo a Washington. Chi pensava a grandi processi di impeachment o a novelli autodafé era un illuso. Solo le anime belle del progressismo potevano credere che l’era Trump si chiudesse in un’aula di tribunale davanti alla deposizione schiacciante di hacker russi pentiti; o magari in un bagno di folla arcobalena e femminista in stile “V per vendetta”.

La defenestrazione di Trump è avvenuta nel perfetto stile delle democrazie occidentali. Per lenta (e neanche troppo) compressione, dove la polemica antirussa, femminista e progressista serviva solo per creare l’inconscio collettivo giusto. Per erosione, degli elementi eretici del suo entourage, che a dispetto della suddetta compressione non intendevano piegarsi all’ala neoconservatrice dell’amministrazione. Infine per assimilazione, che è la forma più subdola, ma apparentemente meno cruenta di defenestrazione. Quella che avviene in un grigio e asettico Consiglio ristretto, dove il Presidente ha un potere ben limitato da precisi e chiari gruppi d’interesse e di pressione; dove anche le buone intenzioni, che tuttavia in politica contano zero, vanno a schiantarsi con la realtà.

Ancora una volta registriamo la totale inutilità della politica nel nostro mondo postmoderno, che comprime, erode e alla fine assimila facendolo suo anche l’elemento imprevisto e più eterodosso. Trump è passato al fronte avverso. Non è da escludere che tanti Donald gommosi e sorridenti compariranno sul cruscotto delle automobili delle Giovanna Botteri di tutto il mondo. Dal canto nostro, come abbiamo salutato con occhio critico e intelligente la sua venuta, ne seguiremo e avverseremo in modo altrettanto critico e intelligente il nuovo corso.

(di Daniele Dalla Pozza)