L’attentato a S.Pietroburgo e le lacrime di coccodrillo di un Occidente complice

Nell’attesa che la pista islamista nell’attentato alla metro di S.Pietroburgo venga confermata dagli inquirenti, proviamo a fare alcune considerazioni. Come in Francia e in Germania, il terrore jihadista non si rivolge a obiettivi militari e strategici, ma colpisce civili che non hanno alcuna responsabilità nella maniera più vigliacca e meschina che possa esistere. C’è una sostanziale differenza, tuttavia, tra gli attentati in Europa e quelli odierni di S.Pietroburgo – e Damasco – e non solo nelle modalità, dato che l’attentato in Russia non è stato certamente architettato da un “lupo solitario” ma da una cellula terroristica molto esperta o almeno la dinamica, che verrà analizzata nei prossimi giorni, ci suggerisce quest’ipotesi.

Innanzitutto, l’Europa, a differenza della Russia, ha fatto poco o nulla per combattere il terrorismo: ha permesso la creazione di veri e propri ghetti nelle periferie delle sue città metropolitane – spacciando il tutto per “integrazione” – che sono diventate terreno fertile per la nascita di culle di emarginati pronti alla jihad. Come se non bastasse, ha concesso alle petrolmonarchie del Golfo di costruire moschee in territorio europeo e dato carta bianca ai loro predicatori salafiti, capaci di arginare l’islam più “laico” e radicalizzare le comunità presenti.

Una strategia suicida dell’establishment europeo, più volte contestata dai leader arabi come Gheddafi, rimosso con una infame guerra imperialista: «La scelta è tra me e al Qaeda», aveva detto Gheddafi nella sua ultima intervista, prima di essere barbaramente linciato, aggiungendo che «senza di me il terrorismo islamico conquisterà l’Europa». E così è stato, ma nessuno ha pagato per quei crimini, nonostante i nomi siano ampiamente noti, a cominciare dall’ex presidente francese Sarkozy e dall’ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton. Poco importa se il ràis non fosse perfetto, come non lo era d’altro canto nemmeno Saddam Hussein: il dato di fatto è che l’intervento occidentale ha peggiorato drasticamente la situazione, destabilizzato un’intera regione e importato il terrorismo in Europa.

L’Europa, invece che collaborare nella lotta al terrorismo con Assad, Putin e l’Iran, ha preferito stringere accordi milionari con i gentiluomini di Arabia Saudita e Qatar, che il terrorismo lo finanziano e lo supportano: parallelamente, ha imposto assurde sanzioni alla Siria e alla stessa Federazione Russa.

“Anche se questa operazione militare/paramilitare va avanti, dobbiamo usare i nostri mezzi diplomatici e più tradizionali per fare pressione ai governi del Qatar e dell’Arabia Saudita, che forniscono supporto clandestino finanziario e logistico all’ISIS e ad altri gruppi Sunniti radicali della regione”- scriveva l’Ex Segretario di Stato Hillary Clinton in una e-mail declassificata da Wikileaks e consultabile da chiunque abbia una connessione internet.

Se la matrice degli attentati in Europa e in Russia è la stessa, le motivazioni sono diverse: la Repubblica Araba Siriana e la Federazione Russa sono in prima linea nella lotta contro i jihadisti, l’Europa no; se non fosse per l’odiato Putin, bersaglio della propaganda atlantista e mediatica, oggi la Cecenia sarebbe a tutti gli effetti un Califfato islamista. La Siria anche. E’ il prezzo che la Russia paga per il suo coraggioso impegno contro il terrore che minaccia il mondo intero. Una guerra in cui l’establishment occidentale non ha ancora deciso da che parte stare. O meglio: annuncia una cosa e poi si fa coprire di Rolex dopo aver visitato Riyad o ammirato i grattacieli di Dubai.

E ora, cosa fanno i nostri leader europei? Ci “deliziano” con le solite lacrime di coccodrillo e le loro frasi di circostanza, senza mutare di una virgola la loro politica disastrosa, che ci ha reso tutti più vulnerabili e in costante pericolo. Quantomeno, cari leader europei, abbiate la decenza di risparmiarci questa inqualificabile pantomima: o pensate davvero di continuare a lungo?

(di Roberto Vivaldelli)