Le fibrillazioni del mondo multipolare

Assange, quello di Wikileaks, ha lanciato “in pista” nuovi documenti che proverebbero l’esistenza di un complotto, guidato dalla Clinton (cioè dal per ora battuto establishment delle precedenti Amministrazioni americane), per arrivare addirittura all’impeachment di Trump e dare la presidenza (provvisoria immagino) a Pence. Vero, non vero? Resta il fatto che con tutta evidenza entrambe le maggiori organizzazioni dei Servizi Usa, CIA e FBI, da un pezzo hanno mostrato di giocare contro il presidente eletto (e ancora oggi compare la notizia che s’indaga sui suoi rapporti con Putin durante le elezioni presidenziali).

Nel contempo a Baden Baden, all’ultimo G20, la UE ha dovuto piegarsi alla nuova politica statunitense contraria al “libero commercio internazionale”. Il pietoso ministro italiano dell’economia Padoan (nel senso che fa pietà per la sua insipienza e nullità) aveva esordito all’apertura della riunione con un peana alla prosecuzione del liberismo (guarda caso, sempre contraddetto tuttavia nei confronti della Cina, ma lasciamo correre). Anche sull’accordo relativo alla difesa contro l’inquinamento ambientale e via dicendo, il G20 ha dovuto “abbozzare”. Il tutto con manifesto malcontento di Francia e Germania.

In definitiva, risulta evidente che non è per null’affatto finita l’opposizione interna contro il neopresidente Usa; condotta con manifestazioni aperte di dissenso “popolare” (cioè della parte “alta” e più ricca della popolazione americana), ma soprattutto con manovre sicuramente più segrete e assai più pericolose, cui partecipano appunto i Servizi, apparati che dovrebbero invece essere pienamente controllati dal vertice dirigente di ogni paese autonomo e indipendente (e ciò quindi non avviene ovviamente dalle “nostre parti”, ma è straordinario che non sia così nemmeno oltreatlantico). Risulta altrettanto evidente che gli attuali gruppi di vertice della UE e dei paesi aderenti sono ancora legati e giocano a favore del vecchio (e sempre attivo) establishment Usa.

Come al solito il contrasto appare in primo piano, e in tutta la sua asprezza, sul piano economico: appunto liberismo contro protezionismo. Dietro vi è sicuramente un conflitto più di fondo che riguarda ben altre questioni strategiche, non ancora del tutto chiare né perfettamente leggibili. I sintomi vi sono e piuttosto accentuati a dire il vero. Una diversa, e maggiore, aggressività Usa nei confronti dell’Iran e, appena più sfumata, verso la Cina. Linguaggio apparentemente ultimativo – ma non credo che si arriverà alla messa in atto delle minacce più accese – contro la Corea del Nord. Sembra anche deciso l’atteggiamento statunitense mirante a chiudere l’utilizzazione dell’Isis così come faceva l’Amministrazione precedente tra finanziamenti e riarmo e bombardamenti più che altro di facciata. Oggi forse si vuol liquidare veramente il “Califfato”.

L’Isis farà probabilmente la fine di Al Qaeda che resta in attività qua e là, in forma diffusa ma non troppo incisiva. Tuttavia, va notato che l’azione contro l’Islam radicale è assai più decisa e in fase di vicina conclusione in Irak, paese nella sfera d’influenza americana; mentre siamo abbastanza “indietro” in Siria dove Assad non è certo ben visto e accettato nemmeno dalla presidenza Trump. Resta la questione curda che infastidisce più o meno Turchia, Iran e Irak, paesi che nemmeno sono molto calorosi fra loro. Una situazione indubbiamente intricata e di difficile lettura; probabilmente nemmeno del tutto chiara per le potenze che giocano in Medioriente.

Altro sintomo di cambiamento, di rilievo interno, è il forte aumento delle spese di tipo militare mentre sono in diminuzione quelle per sanità e altre questioni di tipo “sociale”. Anche questo sembra significare un netto cambiamento di rapporti di forza tra diversi apparati dello Stato Usa e i vari gruppi di potere che di tali apparati si servono quali strumenti della loro azione tesa a prevalere. Tornando alla politica economica internazionale, sembra contraddittorio che siano gli Usa a volere maggiore protezionismo e gli Stati europei il liberismo, che in genere avvantaggia il paese tecnologicamente ed economicamente più avanzato e più forte.

Probabilmente sussiste un tentativo trumpiano di dissestare l’impianto di potere dei gruppi dirigenti europei, che ormai sono da tempo strutturati per servire dati nuclei dirigenti americani ancora in sella e assai pericolosi per l’attuale presidenza. Questa azione di indebolimento delle dirigenze europee è pur sempre all’inizio e non si capisce se avrà la forza di portare a termine i suoi disegni; e vi possono anche essere dubbi e incertezze negli stessi portatori di un dato disegno, cosa che complica ulteriormente il quadro complessivo.

Parlando in linguaggio figurato, se gli attori in azione sul palcoscenico avvertono che dietro le quinte vi sono più registi abbastanza confusi e in lite fra loro circa il senso da dare allo spettacolo, essi recitano da cani e sembrano solo dei guitti. Se fra loro è per caso presente un grande temperamento, apparirà generalmente come un po’ fuori di testa, piuttosto singolare e del tutto avulso dal contesto; sarà magari ammirato, ma non creerà nuovi orientamenti teatrali, resterà un “animale raro”. Il grande attore, in grado di portare al successo un dato spettacolo e di restare veramente nella storia dell’evoluzione della recitazione, è quello che dà spessore e corposità piena a quanto comunque proviene da dietro le quinte secondo una determinata coerenza e unità d’impostazione registica.

Siamo in un’epoca di crescente, ma tutto sommato incipiente, multipolarismo. Non è ancora precipitata una precisa contrapposizione tra due schieramenti, che si costruiscono con l’alleanza di più potenze in vista della decisa prevalenza dell’uno o dell’altro. Dovremo quindi sopportare per un tempo ancora imprevedibile questo penoso spettacolo ammannitoci sia dai vari paesi fra loro in contrasto sia dai gruppi politici che si agitano al loro interno. In alcuni paesi potrebbe notarsi una maggiore coesione. Senza dubbio esiste soprattutto in quelli che non sono governati da puri servitori di nuclei dominanti in altri paesi, anche se magari essi non sono per il momento al potere; è ciò che sta accadendo attualmente nei rapporti tra servi della UE e dei governi europei e i dirigenti statunitensi battuti nelle ultime presidenziali, ma ancora in azione.

In Russia e Cina, ad es., sembra esserci una unità d’intenti ignota nelle nostre lande. Stiamo attenti perché non è detto che tutto ciò che appare sia l’effettiva realtà. Avremo una gran fatica da sopportare per capire e seguire quanto accadrà già quest’anno e nei prossimi. Speriamo avvenga presto una “precipitazione degli eventi”. Per il momento, massima attenzione; prenderemo anche delle cantonate, è difficilissimo evitarle in un simile “tipo di recita”. I “registi” hanno incertezze, che tentano di mascherare peggiorando ancora la situazione; e gli “attori” recitano così in modo pessimo.

(di Gianfranco la Grassa)