Le elezioni in Olanda sembrerebbero aver sancito una battuta d’arresto per il fronte antieuropeista che nel Paese dei tulipani è rappresentato da Geert Wilders e dal suo “Partito per la Libertà” (PVV). Troppo semplice appare però, etichettare la performance di Wilders come perdente e minimizzare le battute d’arresto dei partiti tradizionali come ha fatto buona parte della stampa italiana. L’analisi del voto olandese è complessa e merita un approfondimento serio.
Partiamo dal risultato dell’euroscettico: buono, il suo partito è in crescita, è la seconda forza del Paese e guadagna quattro seggi rispetto alle elezioni precedenti, ma obiettivamente ci si aspettava di più; erano i sondaggi a dirlo e la paura di una sua affermazione dalle parti di Bruxelles era tanta col timore che un suo successo avrebbe potuto spianare la strada alla vittoria di altri leader antisistema, in primis Marine Le Pen. Insomma, per qualcuno era un incubo, e questo qualcuno sarà sicuramente sollevato dalla sua mancata vittoria, ma affermare che abbia perso vuol dire fare volutamente cattiva informazione.
Il vero perdente di questa competizione è invece senza dubbio Dijsselbloem, ministro delle finanze del governo uscente e presidente dell’Eurogruppo; un vero falco Jeroen, lo sanno bene i greci che hanno sperimentato sulla loro pelle il suo fanatismo nell’imporre misure di macelleria sociale. I veri incubi li deve aver vissuti proprio il suo partito che è letteralmente crollato: un misero 6% e la perdita di ben 29 seggi.
Hanno sorpreso i Verdi, capeggiati dal trentenne Jesse Klaver , che con 14 seggi si candida ad essere partner di governo dei liberali di Mark Rutte (il partito del premier uscente ha perso 10 seggi ma rimane il primo partito del Paese. )
Rutte ha avuto un atteggiamento duro nei confronti di Erdogan e pur predicando l’accoglienza ha dichiarato che gli immigrati devono rispettare e condividere i valori dell’Olanda, mosse che gli hanno consentito di recuperare terreno nei confronti di Wilders. Una curiosità: a Maastricht ha vinto il PVV, un evento dal forte significato simbolico considerando che proprio in questa cittadina è stato firmato il famoso Trattato che fissa i parametri politici e (soprattutto) economici per far parte dell’Unione Europea.
(di Alessandro Ametta)