La campagna antirussa è fallita

Un po’ di tempo fa, Matt Tabbi su Rolling Stone scriveva così in un articolo intitolato “Perché la storia della Russia è un campo minato per i democratici e i media”: «Se, come fa il Times, prendiamo per buona ogni presunta rivelazione segreta e creiamo l’aspettativa di uno scoop esplosivo, ma poi si scopre che il complotto non esiste – allora Trump diventerà sempre più insensibile alle critiche in futuro».

Il buonsenso sta finalmente vincendo. Dopo aver sparso ogni possibile sospetto sulle “interferenze russe”, le agenzie di intelligence occidentali stanno tornando sui propri passi:

– l’ex Direttore Nazionale dell’Intelligence James Clapper ha ammesso che non esiste alcuna prova di una collusione tra Trump e i russi;

– il Ministro degli Esteri inglese dice che «non esiste prova» di alcuna interferenza russa nella democrazia britannica;

– i servizi segreti della Germania non hanno alcuna evidenza di campagne di disinformazione gestite dai russi;

Non esiste prova di alcuna interferenza russa né nelle elezioni americane, né da altre parti. Non è stata portata alcuna evidenza, nonostante i mille proclami, che la Russia abbia hackerato le mail di John Podesta o del Consiglio Nazionale dei Democratici, o che abbia collaborato con Wikileaks. Perfino i Democratici ammettono che la campagna anti-Trump e anti-Russia si è rivoltata contro di loro: «Alcuni Democratici al Comitato dell’Intelligence ammettono timidamente, dopo diverse indagini, di non aspettarsi di trovare alcuna prova di una collusione tra la campagna elettorale di Trump e l’Intelligence russa».

Forti critici della Russia come Masha Geesen e l’ex ambasciatore Michael McFaul ora ammoniscono sui danni che la propaganda anti-russa ha causato. È dura sostenere che gli incontri tra i membri dell’amministrazione Trump e l’ambasciatore russo fossero illeciti, quando anche i membri della campagna di Clinton lo hanno incontrato a loro volta. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn fu accusato di essere colluso con la Russia, quando in realtà stava facendo lobby per la Turchia.

L’avvertimento di Tabbi è arrivato troppo tardi. Il danno è fatto. Le relazioni occidentali con la Russia sono state danneggiate, ma è stata danneggiata anche la reputazione dei media e del Partito Democratico. Trump, come Tabbi ha predetto, è diventato più forte contro le accuse e ha guadagnato punti nella sua campagna di distensione con la Russia per evitare altre dispute internazionali. Le relazioni si stanno intensificando sul terreno siriano, dove la cooperazione tra le truppe russe e statunitensi si è rinforzata. Ci sono stati diversi meeting tra i comandi militari russi ed americani, e chiunque stia comandando le operazioni statunitensi in Siria ha certamente contatti con i battaglioni russi per il coordinamento delle strategie. Insomma, la campagna anti-Trump e anti-russa dei democratici è fallita.

(da South Front – Traduzione di Federico Bezzi)