Il legame tra le femministe USA e la CIA

Il nuovo libro di Gloria Steinem, “My life on the road”, racconta dei suoi viaggi e percorsi di vita. Le recensioni si concentrano principalmente sui dettagli del suo ruolo di femminista in lotta con le barriere, sulle sue idee liberali, le avventure, propensioni e lo stile. Ciò che viene ignorato e minimizzato è invece il suo lavoro agli ordini della CIA: Steinem era infatti un agente della CIA.

Gli agenti della CIA hanno di solito le labbra ben serrate, ma Steinem ha parlato apertamente della sua collaborazione con “The Agency” negli anni 50 e 60 a seguito della rivelazione, pubblicata su un giornale, circa la sua collaborazione con una delle organizzazioni di punta della CIA, il Servizio di Ricerca Indipendente (Independent Research Service).

Attaccata per le sue attività a libro paga di tale referente, Steinem ha difeso le sue relazioni con la CIA, affermando: “Secondo la mia personale esperienza, la CIA non corrispondeva in nulla alla sua imagine; era liberale, nonviolenta e onorevole”. Non tanto personaggio in cappa e spada quanto piuttosto giovane, energica e globalista rappresentante dei valori e delle libertà americane, Steinem dava il suo contributo in occasione di festival della giovinezza organizzati e ideologicamente dominati da avversari dell’America.

Ben prima della formalizzazione del concetto di “soft power”, Steinem rappresentava e promuoveva all’estero il vigore e la natura progressista del movimento giovanile statunitense. Per quanto ciò possa sembrare strano, le convinzioni personali di Steinem e gli obiettivi politici della CIA erano allineati. La sua idea di rivoluzione sociale, finanziata dai dollari del contribuente americano, aveva l’obiettivo di contrastare sia i messaggi rivoluzionari che di provenienza sovietica. Fondi pubblici venivano quindi destinati a rallentare la minaccia sovietica e a promuovere allo stesso tempo il lato alternativo della democrazia americana.

Il messaggio portato oggi dalle bombe sganciate dai droni è meno sottile. Visto l’odierno scenario geopolitico, la CIA è posta in una posizione di corpo militarizzato più complessa rispetto al passato. Gli abusi e gli errori commessi dall’agenzia hanno creato una nuova vulnerabilità, ulteriormente esacerbata dalla pubblicazione dei file rubati di Edward Snowden.

I problemi dell’agenzia non finiscono con le “tecniche avanzate di interrogatorio” o lo spionaggio ai danni del senatore Dianne Feinstein della Commissione di Intelligence, o con gli errori personali e le analisi errate dell’ – ai tempi – direttore della CIA David Petraeus per quanto riguarda le armi di distruzione di massa. All’evidenza dei misfatti si aggiungono programmi di grande popolarità come “Homeland”, che rivelano la complessità morale e l’ambiguità delle operazioni di intelligence e di analisi.

(Chicago Tribune – Traduzione di Maria Teresa Marino)