CETA: il cavallo di Troia del TTIP

Stessa sostanza, nome diverso. Mentre tutto il mondo parlava del Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l’accordo commerciale di libero scambio fra Usa ed Europa, in secondo piano già si muoveva il Ceta (Comprehensive Economic and trade Agreement), un trattato pressoché identico al primo, con la sola differenza che ad essere abbattuti questa volta sono i dazi doganali con il Canada, anziché con gli Usa.

Ma andiamo per ordine. I negoziati che hanno portato al Ceta sono durati cinque anni (2009-2014), ma solo il 5 agosto 2014 gli Stati dell’UE e i membri del Parlamento europeo hanno ricevuto il testo completo, che è stato poi reso pubblico in un summit UE-Canada il 26 agosto successivo. Quindi lo sorso 30 ottobre a Bruxelles il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e il presidente canadese, Justin Trudeau, hanno firmato l’intesa.

Per l’Unione europea, infine, il trattato è stato approvato dal Parlamento Europeo  il 15 febbraio, con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astenuti; hanno votato a favore i tre principali gruppi (PPE, Socialisti e Democratici e ALDE), mentre hanno votato contro l’Europa delle Nazioni e della Libertà, L’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, oltre a Verdi, Sinistra Europea e alcuni parlamentari del S&D.

Se anche il parlamento canadese lo approverà, quindi, il Ceta entrerà in vigore il 1° aprile 2017, inizialmente, in maniera provvisoria, solo nelle sue parti fondamentali. Come stabilito il 5 luglio 2016 dalla Commissione Europea, infatti, si tratta di un cosiddetto mixed agreement, e deve essere comunque ratificato dai parlamenti nazionali dei 28 Stati membri e di alcuni regionali, per un totale di 38 assemblee.

Di fatto questo nuovo trattato ha tutta l’aria di essere un cavallo di Troia che permetterebbe alle aziende USA di entrare in Europa senza pagare alcun tipo di dazio. Infatti sono stimate a più di 40 mila le aziende americane che beneficerebbero del trattato tra cui la Coca-Cola, Wal-Mart e McDonald’s, poiché avendo sedi consociate in Canada, godrebbero lo stesso dei vantaggi del CETA.

La cosa ancora più grave è che prima della sua eventuale approvazione, questo trattato, avrà 6 mesi di rodaggio nei quali lo si “metterà alla prova”, permettendo ad aziende americane e canadesi di operare liberamente sul nostro mercato. In questo modo le grandi multinazionali americane potranno tranquillamente invadere i nostri mercati, portando nelle nostre vite dei beni di bassissima qualità e arrecando un grave danno alle imprese Europee.

Se il Ceta fosse definitivamente approvato avrebbe gravi conseguenze soprattutto all’economia italiana. Nel settore Agroalimentare ci sarebbe un aumento stimato del 118% di prodotti a basso costo, mettendo le nostre imprese in seria difficoltà; darebbe spazio a determinati pesticidi che in Europa non sono permessi, ponendo grossi dubbi non solo sulla qualità, ma sul livello sanitario di quei prodotti; faciliterebbe la privatizzazione dei Servizi Pubblici; metterebbe a rischio centinaia denominazioni di origine controllata, rafforzando le multinazionali e il mercato del made in Italy contraffatto; livellerebbe al ribasso le normative a livello di sanità, agricoltura, lavoro, imprese ecc.
Il tutto, a favore delle grandi multinazionali andando a colpire ancora una volta la già debole sovranità popolare dell’Europa, che sarebbe invasa dai grandi colossi americani.

Ora la palla passa ai singoli Stati, che dovranno ratificarlo tramite i propri parlamenti nazionali. In Italia, questo trattato metterebbe a rischio le migliaia di piccole e medie imprese che fanno della qualità e della specificità il loro punto di forza. Dobbiamo essere noi italiani a pretendere che questo cavallo di Troia non venga fatto entrare in Europa.

(di Andrea Saponaro)