Ecuador, la Revolucion Ciudadana sfiora l’en plein

La prima tornata elettorale dell’anno in Sudamerica sorride agli esponenti del socialismo del XXI secolo. L’Alianza Pais del presidente uscente Rafael Correa ha ottenuto la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale, vinto il referendum sui paradisi fiscali e sfiorato la vittoria al primo turno delle presidenziali.

Sull’altissima percentuale di votanti, l’82,6%, la formazione rivoluzionaria ha ottenuto il 38,9% dei voti, distanziando le principali formazioni dell’opposizione. Il Creo (Movimiento Creando Oportunidades) si è fermato poco sopra il 20%, mentre il Partido Social Cristiano ha ottenuto il 15,2%. Il referendum, proposto dalla maggioranza, ha avuto il 55% di voti favorevoli ed entro un anno tutti gli eletti che rivestono incarichi pubblici dovranno adeguarsi alla misura legislativa che vieterà loro il possesso di conti in paradisi fiscali.

Più complicato è risultato lo spoglio per la carica presidenziale. Il successore di Correa, l’ex vicepresidente Lenin Moreno, ha sfiorato la vittoria al primo turno ottenendo il 39,3% dei voti e, pur distanziando di oltre dieci punti il suo principale sfidante, sarà costretto al secondo turno di Domenica 2 aprile. La legge elettorale ecuadoriana prevede l’elezione al primo turno del candidato in grado di superare il 50% oppure il 40% con un distacco di almeno dieci punti in più del secondo. Nonostante il voto degli ecuadoriani all’estero abbia avvicinato Lenin Moreno alla soglia richiesta, il movimento di sinistra non è, quindi, riuscito a scongiurare il ballottaggio.

Al secondo turno lo sfidante sarà l’ex banchiere Guillermo Lasso, fermatosi poco sopra il 28%, che ha aperto a tutti gli altri candidati nella speranza di appoggi necessari a sovvertire l’andamento del voto uscito dal primo turno. Tra i due sfidanti risultano esserci più di un milione di voti che, però, potrebbero arrivare dalla candidata del Partido Social Cristiano, Cynthia Viteri, arrivata terza con il 16,3%. La Viteri si è già detta disponibile a convergere su Lasso nella speranza di sconfiggere la coalizione socialista. Si è, invece, dichiarato fuori da eventuali accordi al secondo turno l’ex sindaco di Quito Paco Moncayo il cui 6,7% dei voti è figlio di una vasta alleanza, Acuerdo por el Cambio, nella quale sono confluiti i movimenti indigenisti delusi da alcune politiche di Correa favorevoli all’industria estrattiva.

Tra gli altri candidati da segnalare il 4,8% di Abdala Bucaram e il 3,2% di Ivan Espinel mentre Washington Pesantez e Patricio Zuquilanda si sono fermati al di sotto dell’1% dei consensi. Oltre alle nette divergenze in politica economica tra i due sfidanti al secondo turno ha fatto capolino anche la sorte del fondatore di WikiLeaks Julian Assange che risiede all’ambasciata ecuadoriana dal giugno 2012. Il candidato della destra liberale Lasso ha, infatti, chiarito che in caso di vittoria impiegherà al massimo un mese per consegnare Assange agli Stati Uniti. La sfida del 2 aprile sancirà un passaggio fondamentale per la ripresa del filone social-populista latinoamericano che in caso di sconfitta verrebbe venir meno una delle nazioni chiave dell’Alba (Alleanza bolivariana per le Americhe) dopo i recenti rovesci elettorali in Argentina e Venezuela e l’impeachment brasiliano.

(di Luca Lezzi)