Gli estremisti LGBT minacciano la ricerca scientifica

In un mondo fatto di identità politiche radicali, due gruppi con filosofie molto diverse stanno ignorando la scienza in nome dell’uguaglianza: le femministe “gender” e gli attivisti transgender.

Le femministe “gender” – che sono distinte dalle femministe egualitarie – rifiutano di riconoscere il ruolo dell’evoluzione nella formazione del cervello umano, e promuovono invece l’idea che le differenze tra i sessi siano causato da un processo di socializzazione che inizia alla nascita. Il genere, secondo loro, è un costrutto; nasciamo come “fogli bianchi”, e sono i genitori e la società a produrre le differenze tra maschi e femmine.

L’idea che i nostri cervelli siano identici è affascinante, ma le prove scientifiche suggeriscono tutt’altro. Molti studi, per la precisione, hanno documentato gli effetti mascolinizzanti del testosterone prenatale nei cervelli dei feti; e uno studio recente pubblicato sul Nature’s Scientific Reports dimostra che il testosterone altera la programmazione delle cellule staminali neurali responsabili della crescita del cervello e delle differenze di genere.

Le femministe “gender” spesso fanno riferimento a uno studio pubblicato nel 2015, il quale sostiene che non è possibile distinguere cervelli maschili e femminili; ma, quando un gruppo di ricercatori ha rianalizzato i dati, è stato scoperto che invece i cervelli possono essere distinti tra maschili e femminili con una precisione tra il 69 e il 77%. In un altro studio, pubblicato nel 2016, i ricercatori hanno usato un neuroimaging ad alta risoluzione su un numero di campioni più elevato, riuscendo a identificare il genere del cervello nel 93% dei casi.

Anche se i cervelli maschili e femminili fossero strutturalmente identici, non sarebbe sufficiente a spiegare le differenze di funzionalità. In effetti, gli studi hanno dimostrato che le differenze di genere attraversano un gran numero di campi cognitivi, inclusa la scioltezza verbale (la capacità di generare parole diverse partendo da una lettera) e la rotazione mentale (la capacità di ruotare, nella mente, figure tridimensionali). In uno studio con utilizzo di risonanza magnetica funzionale, le donne hanno avuto risultati migliori degli uomini all’inizio, per poi venire superate alla fine dell’esperimento.

A mia esperienza, credo che coloro che propugnano la teoria del “foglio bianco” siano convinti dell’esistenza di differenze neurologiche tra i sessi, ma temono che dichiararle pubblicamente possa giustificare l’oppressione delle donne. Ecco l’aspetto assurdo: i tratti femminili, a loro giudizio, sono inferiori e meno degni di rispetto. Questo è il vero nocciolo della questione: non vogliono essere femminili. Neanche le donne stesse.

La distorsione della scienza minaccia il progresso. Quando le femministe “gender” tentano di confutare le basi della biologia, la gente smette di ascoltarle, e l’obiettivo dell’uguaglianza passa in secondo piano.

Al contrario delle femministe “gender”, gli attivisti transgender credono che il genere sia biologico, ma non che sia legato al sesso di nascita. Essi credono anche che l’identità di genere sia fissa e stabilita molto presto nella vita, e che non solo gli adulti, ma anche i bambini possano fare il cambio di sesso.

Da un punto di vista scientifico, hanno parzialmente ragione: l’identità di genere è fissa, ma solo negli adulti. Non si può dire lo stesso dei bambini, la cui identità di genere è indefinita e si solidifica solo nella pubertà.

Le ricerche attualmente disponibili, tra le quali quattro studi negli ultimi nove anni, suggeriscono che tra il 61 e l’88% dei bambini con disturbo di identità di genere “desisterà” (ovvero, si riconoscerà nel suo sesso biologico) e crescerà come adulto omosessuale. O, come nel mio caso, adulto eterosessuale. Non continueranno a identificarsi nel sesso opposto, una volta adulti. In uno studio su 139 bambini maschi con disturbo di identità di genere, 122 (l’88%) hanno desistito. Mentre il cambio di sesso può avere grandi benefici per gli adulti transessuali, esso non ha alcun senso sui bambini.

Nonostante ciò, gli attivisti transgender hanno etichettato la desistenza come un “mito”, e coloro che dicono il contrario sono chiamati bigotti o omofobi. Non è difficile capire perché. L’idea che persone con disturbo di identità di genere possano crescere e sentirsi a proprio agio nel proprio sesso biologico, è interpretato come una minaccia alla comunità transgender. Riconoscere questa cosa significherebbe arrivare a mettere in discussione la necessità del cambio di sesso negli adulti.

Ma anche ignorare le prove scientifiche sulla desistenza ha grosse conseguenze; significa che in alcuni casi dei bambini si sottoporranno a trattamenti ormonali e interventi chirurgici inutilmente. Anche “transitare” da una condizione sociale all’altra può essere un processo molto difficile per un bambino. In uno studio del 2011 su 25 bambini con disturbo di identità di genere, ben 11 hanno desistito. Tra coloro che hanno desistito, due avevano già iniziato la transizione e ne erano pentiti. Hanno fatto molta fatica a ritornare ad identificarsi di nuovo col loro sesso di nascita, soprattutto per paura di subire bullismo, e non hanno osato farlo finché non hanno finito le scuole superiori.

Sia le femministe “gender” che i movimenti transgender operano con buone intenzioni – il desiderio di ottenere dignità per le donne e i transessuali -, ma non è mai una buona idea rifiutare l’evidenza scientifica in nome di una causa. Dobbiamo lasciare che la scienza parli.

(da Los Angeles Times – Traduzione di Federico Bezzi)