Il Bushido, l’antico codice dei samurai

«L’essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata. Quando un samurai è sempre pronto a morire padroneggia la Via.»

 

«Ho scoperto che la Via del Samurai è la morte: è necessario prepararsi alla morte dal mattino alla sera, giorno dopo giorno» afferma significativamente Yamamoto Tsunetomo nel suo Hagakure. L’Hagakure, il cui titolo in italiano si potrebbe tradurre con “all’ombra delle foglie”, è un trattato scritto dal guerriero e filosofo buddhista Yamamoto Tsunetomo nei primi anni del ‘700. L’obiettivo del trattato è quello di fornire una guida pratica e spirituale ai samurai. Il libro, scritto sotto forma di brevi aforismi e di citazioni, riflette la personale visione dell’autore riguardo al Bushido.

                                             

Il Bushido (dal giapponese bushi, guerriero e do, via) era l’insieme delle regole morali, comportamentali e religiose che un giapponese doveva rigidamente seguire se voleva essere considerato un vero samurai. Qualcosa di simile, per capirci, al codice cavalleresco in uso nel Medioevo europeo. Fortemente influenzata dal Buddhismo, la Via del Guerriero aveva ripreso anche elementi tipici dello Scintoismo e del Confucianesimo cinese. Sebbene di un Bushido primitivo si parli già nel VII secolo a.C., è solo durante il XVII secolo che esso viene codificato e scritto. Non è un caso che sia proprio in questo periodo che la Via del Samurai trova la sua istituzionalizzazione; siamo nel pieno nell’Epoca Tokugawa, quando cioè la potente dinastia omonima ha finalmente messo fine a secoli di guerre civili e ha riunito il Giappone in un unico Stato. I samurai, in precedenza guerrieri impegnati negli interminabili conflitti fra signorotti locali, entrano ora a pieno titolo nell’amministrazione del potere. Diventano parte degli ingranaggi del governo, e il loro stile di vita necessita sempre più di regole e controlli.

La principale di queste regole è ovviamente, in quest’epoca di sempre maggior accentramento del potere nelle mani del governo, la fedeltà assoluta verso il proprio signore (in giapponese daimyo). Lo stesso Hagakure è pieno di esempi e di consigli su come servire al meglio il proprio feudatario. Altri elementi fondamentali del Bushido erano l’onestà, il senso del dovere e la giustizia. Se si trasgredivano questi capisaldi, perdendo di conseguenza il proprio onore di samurai, al guerriero non restava che fare ammenda tramite il seppuku, il suicidio rituale. L’aspirante suicida doveva seguire un rigido rituale, che implicava lo squarciarsi il petto con un pugnale. Il taglio veniva fatto prima da sinistra verso destra, e poi dall’alto verso il basso. Il samurai che faceva seppuku dimostrava così il suo coraggio e il suo totale distacco dalla vita. Inoltre era credenza, nel Giappone medievale, che l’anima risiedesse nel ventre. Squartandosi, il guerriero metteva così a nudo la propria stessa anima e lavava il suo disonore. Col tempo, il suicidio rituale divenne anche la condanna a morte canonica per tutti i samurai, che reputavano qualsiasi altra pena capitale come disonorevole.

Il Bushido pone le sue fondamenta su sette principi fondamentali, che sono la base di tutti i precetti a cui il samurai deve rigidamente attenersi.

, Gi: Onestà e Giustizia

Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell’onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

, Yu: Eroico Coraggio

Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L’eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.

, Jin: Compassione

L’intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d’aiuto ai propri simili e se l’opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una. La compassione di un samurai va dimostrata soprattutto nei riguardi delle donne e dei fanciulli.

, Rei: Gentile Cortesia

I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Il miglior combattimento è quello evitato.

, Makoto: Completa Sincerità

Quando un Samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l’intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di “dare la parola” né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.

名誉, Meiyo: Onore

Vi è un solo giudice dell’onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.

忠義, Chugi: Dovere e Lealtà

Per il Samurai compiere un’azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.

La casta dei samurai venne definitivamente abolita durante la Restaurazione Meiji nella seconda metà del XIX secolo. Con essa, venne meno anche l’esigenza dei giapponesi di seguire la Via del Guerriero. Tuttavia molti principi del Bushido, specialmente quelli relativi alla fedeltà verso l’imperatore, continuarono a essere parte integrante della cultura nipponica. Il senso di dovere e di onore ispireranno, durante la Seconda Guerra Mondiale, le gesta tragiche ed eroiche dei Kamikaze. E lo stesso Bushido sarà fondamentale nella formazione del pensiero morale e politico del più importante intellettuale giapponese del dopoguerra, Yukio Mishima.

(di Andrea Tabacchini)