Maduro, Assad e il ruolo ritrovato dei “Paesi non allineati”

Nel mondo dell’era Trump, con la ritrovata possibilità di dare vita a potenze regionali in grado di emergere davanti ad una politica isolazionista dell’impero statunitense assume, nuovamente, rilevanza il Movimento dei paesi non allineati.

Nato ufficialmente a Belgrado nel 1961, ma fatto risalire da tutti alla conferenza di Bandung del 1955, il Nam (Non-Aligned Movement) conta oggi centoventi Stati più diciassette Paesi osservatori. Dal 2016 il suo segretario generale è il presidente venezuelano Nicolas Maduro, che ha ospitato i lavori dell’ultimo vertice sull’isola di Margarita, nello stato insulare di Nueva Esparta, nel settembre scorso. Subentrato al presidente iraniano Hassan Rouhani, Maduro guiderà, salvo imprevisti, il Movimento fino al 2019.

Come riportato dal quotidiano online L’ Antidiplomatico, Maduro ha recentemente telefonato al legittimo presidente siriano Bashar Al-Assad. Nel corso del colloquio il presidente della Repubblica bolivariana si è complimentato con l’omologo medio-orientale per i risultati ottenuti contro le organizzazioni terroristiche supportate da nemici esteri.

E’ proprio su questo punto che sembrano convergere le problematiche dei due Paesi, stando anche ai numerosi tentativi di rovesciare Maduro da parte dei partiti politici dell’opposizione riuniti nella coalizione della Mud (Mesa de Unidad Democratica- Tavola dell’unità democratica), i cui principali esponenti strizzano l’occhio proprio al gigante nordamericano per la ripresa di una politica economica in chiave neo-liberista.

Maduro ha attribuito il successo degli importanti risultati ottenuti dal governo di Damasco ai cittadini siriani, alla loro straordinaria forza e al sostegno alla leadership di al-Assad. Altro punto, questo, in comune, stavolta del recente passato, con lo stato sudamericano che appena quindici anni fa respinse l’ultimo tentativo di colpo di stato restituendo a Hugo Chavez il potere con una marcia, rimasta indelebile, sul palazzo presidenziale di Miraflores.

Il leader venezuelano ha, inoltre, espresso la speranza che pace e stabilità possano tornare a governare la Siria. Da parte sua il presidente alawita ha ringraziato Maduro per la posizione espressa, consapevole che le difficoltà interne ai due Stati siano mosse da attacchi esterni volti a minarne la stabilità attraverso la strategia del caos. Assad ha sostenuto come l’attuale situazione di grave crisi, economica e non solo, sia il prezzo che “i popoli del sud del mondo” sono destinati a pagare per il rifiuto di cedere sovranità e indipendenza al mondo occidentale.

Molto forte è stata la presa di posizione a favore del Venezuela anche da parte della Russia, il cui ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, ha ricevuto a Mosca l’omologa bolivariana Delcy Rodriguez, ribadendo il concetto secondo cui i provocatori dell’opposizione al presidente Maduro non otterranno sostegno.

Se in passato molti degli Stati aderenti al Movimento dei non allineati vennero tacciati di simpatie sovietiche, oggi vince la consapevolezza che il futuro di un mondo multipolare può passare solamente tramite la rinnovata politica estera della Russia di Vladimir Putin, impegnata, molto più che in passato, nei rapporti con la comunità internazionale per la salvaguardia del diritto all’autodeterminazione dei popoli e di non ingerenza negli affari interni degli Stati.

(di Luca Lezzi)