Il sinistro ruolo delle ONG sui campi di battaglia

Le organizzazioni umanitarie che operano in zone di guerra dovrebbero occuparsi unicamente di curare e aiutare le persone di ogni fazione coinvolta in un conflitto, senza prendere le parti di nessuno, senza nessun tipo di voce in capitolo riguardo le sorti del conflitto in corso. Premesso ciò, per capire meglio quale sia il ruolo che le ONG hanno oggi nelle zone di guerra, facciamo momentaneamente un passo indietro, e più precisamente torniamo alla Guerra Civile Nigeriana, detta anche guerra del Biafra (1967-1970). Proprio durante questo conflitto, accadde che alcune organizzazioni umanitarie, in quel momento in buona fede, decisero per la prima volta di schierarsi apertamente, prendendo le parti dei secessionisti sud orientali di etnia Igbo. Con l’aiuto dei media riuscirono a concentrare l’attenzione sul conflitto e a influenzare, secondo la loro posizione, l’opinione pubblica mondiale.

Da quel giorno in poi, molte organizzazioni umanitarie cominciarono a prestarsi a questo “gioco” per conto dei governi occidentali. Oggi le ONG, presentate come componenti essenziali della “società civile”, o della open society tanto cara a George Soros (a cui peraltro molte di esse sono legate), stanno assumendo ruoli sempre più ambigui, concentrando sempre di più i loro sforzi proprio sulla distorsione della realtà relativa all’andamento dei conflitti esercitata tramite la diffusione mediatica. In questo modo, oltre a rendere difficoltosa la presa di coscienza collettiva sulle effettive cause scatenati e sulle reali dinamiche di un conflitto, le ONG riescono a legittimare e semplificare l’immissione di risorse economiche sotto forma di aiuti umanitari nel circuito del conflitto, attivando così un meccanismo capace di alimentare quello stesso conflitto.

Questo “giochino” naturalmente, è del tutto funzionale ai disegni e agli interessi politici ed economici dei Paesi elargitori di “aiuti” interessati da quel determinato scacchiere geopolitico. Da notare poi, come le ONG assicurino un impiego ben remunerato e notevoli benefit economici e sociali a una rete elitaria di consulenti e specialisti originari dei Paesi “donatori”.

(di Fabrizio Conti)