Benvenuto Presidente Trump!

È il tuo giorno The Donald, il giorno in cui il mondo si sveglia dal sonnambulismo, dell’ipocrisia che lo portava allegramente verso il baratro. Oggi il mondo si risveglia, piaccia o meno, addormentato da una nenia melensa e fatta di lustrini ed establishment lunga otto anni. Non sono i media mainstream a salutarti, né il femminismo in marcia reduce dal sostegno a quella Hillary oggi rilegata all’oblio, la femminista e il femminismo ipocrita finanziato dalle petromonarchie dove la donna non ha altro “che il suo velo e la sua tomba”.

Non sono gli “artisti impegnati “a salutarti, troppo impegnati a disquisire di fame nel mondo e povertà da Pasadena, Beverly Hills o qualche attico di Manhattan. Non sono i pacifisti, ancora intorpiditi da 8 anni di letargo mentre il mondo veniva stravolto geograficamente da guerre dal nord Africa al Medio Oriente dal presidente USA più cool e premio Nobel per la pace. Chi ti saluta e ti dà il benvenuto oggi è un popolo che arriva da lontano, inascoltato, che sottovoce e dignitosamente urlava il suo dolore, un urlo silenzioso coperto dal fruscio e dalle luci sfavillanti dei grandi centri. Oggi è il cuore dell’America più vera a dirti “You’re welcome Mr. President”.

Sono gli esuli delle miniere di carbone in Pennsylvania, bistrattati, visti per otto anni come i principali artefici d’inquinamento mondiale, lasciati a casa con la promessa di un ricollocamento nella “Green Economy“, ricollocamento mai avvenuto. Sono gli operai del Michigan e dell’Ohio a salutarti, della siderurgia “madre in USA”, quei “blue collars ” lasciati ad arrugginire insieme al loro acciaio, in attesa di una svolta e annientati dal mercato globale che non fa sconti né grazie.

È una mano sporca di grasso di un operaio Chrysler o Ford di Detroit, impaurito dal trattato Nafta, dalla delocalizzazione in Messico e da uno stipendio ridotto al minimo. Il saluto arriva dai Grandi Laghi, da quel 86% di famiglie malate a causa del PCB, famiglie che Hillary era andata a rassicurare mentre incassava fondi per la campagna elettorale dalla General Electric, che con lo sversamento di acqua, contente PCB, nei laghi, le causava le malattie.

È un saluto di gente silenziosa, che ti dice “Welcome Mr. President”, di un immigrato ispanico di prima generazione che ha visto il suo salario dimezzato a causa di una politica immigrazionista ipocrita, che non danneggia chi la fa, ma chi la subisce. Dei 52 milioni di americani che vivono solo di “Food Vaucher” della Fed, eclissati nei notiziari della CNN. È il benvenuto di un mondo stanco di una nuova guerra fredda, di chi accoglie con speranza quel tuo “protezionismo” annunciato, stanco di vedere i prodotti malsani di otto anni in cui gli USA hanno pensato a fare gli “sceriffi del mondo”, con gli esiti visibili a tutti.

E allora “You’re Welcome Mr. President!”

(di Luigi Ciancio)