La complicità cristiana alla globalizzazione

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“Anche non emigrare è un diritto umano” diceva Joseph Ratzinger quando sedeva al soglio pontificio. Un concetto importante, dal valore sociale e umano inimmaginabile, di una cristianità pura, passato sotto silenzio in questa società dell’apparenza, dell’immagine, della superficialità in cui un uomo se meno sorridente, simpatico o spigliato di altri è anche meno apprezzato, seguito, approfondito e perfino amato. La falsità, nella società odierna, è tutto, purché sia seducente.

Lo è anche nel significato delle parole, mai sviscerato nelle sue varie manifestazioni ma preso così, al primo colpo, come fa più comodo. La parola “accoglienza” è ormai nelle nostre menti esauste da anni: teoricamente sarebbe bella, interessante, affascinante, solidale. Nell’uso che ne fa il mondo liberal diviene subdola, maschera perfetta di tutte le insidie di un mondo capitalista sfruttatore, distruttore del concetto di Stato, di quello di comunità, di qualsiasi principio naturale (prima ancora che ideologico) sul quale si regge lo stesso concetto di uomo.

Non tutti sono interessati e recepiscono questo gigantesco circuito del male. È normale, siamo esseri umani, viviamo la vita anche nella sua semplicità, e quindi spesso siamo abituati a interiorizzare ciò che ci viene detto. In questo caso, il messaggio di massa è talmente totalizzante che, di conseguenza, porta dietro di sé molto sostegno: quando il contenuto è poco edificante, come in questo caso, è sufficiente puntare sulla bellezza di una parola (“accoglienza”, appunto) per condurre dalla nostra parte masse indefinibili di persone. Che possono comprenderne la debolezza, certo, ma il più delle volte non pensano neanche di farlo, immersi nei problemi della quotidianità.

Le mie invettive contro Papa Francesco saranno note a tutti quelli che mi conoscono: un pontefice costruito su misura per compiacere il mondo laico, si dice a ragione, indipendentemente dal giudizio sulla bontà della persona che non mi permetto di approfondire in questa sede, anche perché non mi interessa.

La cosa più grave però non è questa. Una Chiesa in così costante difficoltà può essere comprensibile nella sua debolezza verso il mondo antiteista, indi “capita” nel suo stile accomodante verso lo stesso sulle questioni “calde”, sebbene mai giustificabile.

Ciò che non si può tollerare, però, è la sponsorizzazione di un mondo che spaccia quale progresso della solidarietà umana un movimento di massa di milioni di persone funzionali non solo alla distruzione di qualsiasi barlume di diritto delle comunità nazionali, ma anche allo sfruttamento lavorativo di nuove masse di indifesi, all’approfondimento della differenza tra paesi ricchi e paesi poveri, alla depressione di vaste aree del mondo che, per non essere affrontate di petto nelle loro criticità, vengono totalmente abbandonate a loro stesse, in primis dai loro figli più nobili e dai loro “cervelli”, prima ancora che dai loro “normali” lavoratori.

Perché questo ha fatto il Papa a Lesbo. Questo ha fatto il Papa da prima di partire per la Grecia, oseremmo dire, quando ha accolto a braccia aperte il candidato democratico tanto amato dalle orde di radical italiani, quel Bernie Sanders che è già un idolo presso le orde di semicolti nostrani. Questo ha fatto il Papa insieme ad uno Tsipras festante, ribadendo le banalità dei principi di distruzione delle frontiere in modo ancora più deciso e, se vogliamo, diretto che in passato.

Questo hanno fatto il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’arcivescovo di Atene Hieronymos che li hanno accompagnati, tanto per ribadire l’assoluta resa non solo del mondo cattolico, ma di tutta la cristianità in generale che, al di là di differenze che andrebbero rimarcate, si muove compatta verso la distruzione.

“Imploro l’Europa” dice, commiserevole, non risparmiandosi anche di pronunciare qualche frase dalla dubbia interpretazione teologica: “Dio ha creato il genere umano perché formi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati”.

No, Sua Santità, così è una semplificazione. Dio ha creato il genere umano anche perché impari il rispetto reciproco e l’aiuto. Lei, con questa ennesima uscita, sta distruggendo l’idea di qualsiasi forma di sostegno reale ai popoli in guerra, di qualsiasi forma di aiuto reale alle popolazioni in difficoltà. Sta dicendo che è nostra priorità abbandonarle, in favore di una concentrazione umana senza precedenti in aree dalla già spiccata densità demografica.

Sta auspicando una ripetizione di ciò che la storia ha sempre vissuto in modo traumatico, dai tempi della caduta dell’Impero romano ad oggi. Si, auspicando, come i suoi “amici” liberal. Perché la favola dell’emergenza inevitabile è insostenibile anche per il più ottuso dei semicolti. Non c’è nessun interesse a cambiare le cose, nessuna voglia di risolvere ed aiutare le popolazioni in difficoltà, solo un tacito compiacimento del multiculturalismo e dell’appiattimento.

State sostenendo insieme, con vigore e forza, la demolizione della cultura cristiana, pronta a farsi sopraffare da popolazioni che, a differenza di quelle occidentali, sanno ancora cosa voglia dire il concetto di natalità. Che Bergoglio lo faccia volontariamente o meno, m’interessa molto poco.

Francesco torna da Lesbo con 12 immigrati nel suo aereo: 8 afghani, 2 siriani e 2 iracheni. Torniamo proprio alla bellezza della parola “accoglienza”, specchio per le allodole perfetto per mascherare tensioni etniche, distruzione di identità, di diritti dei lavoratori e della protezione verso le comunità nazionali. Perché questa azione è uguale: morale su un piano superficiale, in realtà una bella pubblicità, l’ennesima, all’abbattimento di differenze, identità, diritti.

Il migrante in questo circo del buonismo non ha alcuna colpa. Non è con lui che ce la prendiamo, né potremmo mai farlo. Non é verso di lui che rivolgiamo le critiche. Il migrante, l’uomo che lascia la propria terra, è una vittima inconsapevole, soggiogata e circuita dalla propaganda dell’accoglienza ad Ovest e dall’indifferenza totale in Patria.

Le nostre invettive sono dirette, tra i tanti, ad un Papa che, in questo momento, è artefice quanto e più degli antiteisti, oltre che della distruzione della cultura cristiana europea, anche di una complicità silenziosa verso il mondo finanziario, massonico e capitalista, ben lieto di eliminare al più presto qualsiasi confine che separa tutti gli stati del blocco occidentale per promuovere un mondo ancora più povero di diritti, differenze ed identità.

(di Stelio Fergola)

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